Santa Caterina

Santa Caterina

tra cielo e terra

A pochi passi dal maneggio Sulfner, famoso per i suoi cavalli dalla criniera bionda, gli Haflinger (“avelignesi”) che proprio da qui, Hafling-Avelengo, prendono il loro nome, sorge la chiesetta romanica di Santa Caterina.

Eretta su un rilievo collinare, da cui si domina la zona di Merano con una vista mozzafiato sulle cime del Gruppo Tessa, ha radici molto antiche e, come molti luoghi di culto alpini, sorge su un’antica confluenza di forze conosciuta fin dalla preistoria. Con la sua pianta orientata a Est, guarda ogni mattina il Sole alzarsi e si lascia inondare dalla luce rosea dell’aurora che si infila tra i boschi.

La chiesa preesistente, costruita nel XII secolo, fu distrutta da un incendio nel 1202 e sulle sue fondamenta venne eretta la costruzione visibile oggi e dedicata alla santa nota per aver combattuto e rifiutato i riti pagani fino al supplizio della ruota dentata. Santa Caterina, che neppure i retori mandati dall’imperatore romano riuscirono a convincere della bontà dei sacrifici, è la protettrice dei cultori degli studi e della scienza e tradisce così il più antico volto di Minerva, la greca Atena, che sostituisce nel pantheon dei santi cristiani.

In perfetto accordo con le leggende sui martiri, che non si risparmiano in quanto a scene di violenza e orrore di ogni genere, la storia vuole che la ruota si rompesse al culmine del supplizio e che Caterina trovasse la morte per mano di una spada. Ma dal collo della donna invece di sangue sgorgò  latte, simbolo della sua purezza.

La neve, quest’anno arrivata abbondante già in dicembre, copre le rocce e le cime degli abeti. Tutto galleggia in un bianco che disorienta e confonde i confini fra cielo e terra. Santi e dei.

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